Maria Francesca, nata il 14 ottobre 2014, viveva con la sua famiglia in un campo nomadi nella cittadina del dipartimento di Essonne, vicino all'aeroporto di Orly. La notte di Natale si è sentita male ed è stata portata in ospedale, dove poi è morta.
La sua famiglia ha richiesto alla municipalità di Champlan l'autorizzazione a seppellire la bambina ma il sindaco, di destra, secondo i funzionari delle pompe funebri ha rifiutato "senza dare alcuna spiegazione". La notizia ha scatenato rapidamente un coro di proteste: il primo ministro Manuel Valls ha definito il rifiuto "una ferita alla sua memoria, una ferita a quello che è la Francia". Di "inumana umiliazione" ha parlato il segretario di Stato alla Famiglia Laurence Rossignol. Per gli attivisti locali, la decisione del sindaco è stata "razzista e xenofoba".
La vicenda si è risolta perché il sindaco di Wissous, a circa sette chilometri da Champlan, si è offerto di seppellire la bambina nel cimitero del suo comune, "per semplici ragioni umanitarie", ha sottolineato Richard Trinquier, dell'Ump, definendo "incomprensibile" la decisione del suo collega.
Da parte sua il sindaco di Champlan, che in un primo momento aveva motivato la sua decisione di non seppellire la bambina rom con la "carenza di posti", affermando che la prioritù viene data a chi paga le tasse locali, oggi ha parlato di "montatura", assicurando di non aver mai negato l'inumazione e affermando che si è trattato piuttosto di "malinteso" con i funzionari del comune.
Il caso ripropone il tema delle precarie condizioni in cui vivono i rom in Francia. Secondo l'associazione del dipartimento di Essonne che si occupa si assistere le famiglie romene e rom, i genitori di Maria Francesca si erano trasferiti in Francia da almeno otto anni, hanno altri due bambini di 5 e 9 anni che vanno a scuola a Champlan, e vivono in un campo nomadi irregolare con una trentina di famiglie, un'ottantina di persone in tutto, senz'acqua, elettricità e raccolta dei rifiuti.
Fonte: controlacrisi.org Autore: fabrizio salvatori