Il 99% dei rifiuti di plastica nei mari è sparito, che fine ha fatto?
La plastica e i rifiuti che ogni anno finiscono nei mari, negli oceani, è a dir poco impressionante: si stima che siano intorno alle 300.000 tonnellate l’anno, vale a dire lo 0,1% circa dei rifiuti totali di plastica che produciamo ogni anno nel mondo, che sono ben 300 milioni di tonnellate. E questo a partire dal 1970.
La plastica più diffusa nei mari? Il polietilene e polipropilene, cioè quella che usiamo tutti i giorni come contenitore per bevande e cibo, e quella dei giocattoli.
Questo perchè i rifiuti vengono trasportati dai fiumi o dalle alluvioni che spazzano le coste, o perchè gettati in acqua dal personale delle navi.
Ma quello che lascia veramente esterefatti è che, stando ai campionamenti effettuati in varie parti del globo, si stima che nei mari di tutto il mondo galleggino circa40.000 tonnellate di plastica.
E il dato non torna. No, perchè, a conti fatti, sulla base di quanto detto prima, nei mari di tutto il mondo oggi dovrebbero esserci almeno un milione di tonnellate di plastica, e non circa 40.000 come stimato.
Insomma, manca all’appello il 99% della plastica che noi sappiamo essere stata gettata in mare.
E’ questo quanto emerso da uno studio condotto da un’equipe internazionale di scienziati, che nel 2010 aveva inviato la spedizione Malaspina, partita da Cadice, per studiare il problema.
E lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Pnas (Proceedings of the national academy of sciences)” ha messo il luce questo mistero: che fine ha fatto il 99% della plastica che non è stata trovata negli oceani?
La plastica sparita potrebbe essere stata mangiata dai pesci.
Sono state avanzate delle ipotesi, e la più probabile è che sia stata mangiata dai pesci.
Col tempo, infatti, la plastica che si trova sulla superficie del mare si spezzetta in tanti piccoli frammenti e viene disgregata dalla radiazione solare fino a diventare quella che gli scienziati chiamano microplastica, vale a dire una polvere microscopica simile al plancton di cui i pesci si nutrono.
In una forma del genere, dunque, è facile che la plastica venga mangiata dai pesci più piccoli come il pesce lanterna e altri pesci mesopelagici. E studi, del resto, hanno dimostrato che questa specie si ciba, seppur involontariamente, anche di plastica, anche se non si sa se siano in grado di defecarla o di vomitarla.
Resta il fatto che questa tipologia di pesci è quella con la quale si nutrono ipesci predatori, che di conseguenza ingeriscono anche la plastica finita nei loro stomaci. E, dunque, che può finire anche nei nostri organismi.
C’è da dire, però, che dai campionamenti rilevati risulta una scarsa presenza di frammenti di plastica con dimensioni comprese fra 0,5 e 5 millimetri, nonchè quelle dimensioni tipiche delle prede con cui si nutrono i pesci mesopelagici.
Altre ipotesi sulla scomparsa dei rifiuti nei mari.
Oltre a questa, dunque, sono state formulate anche altre ipotesi. Parte della plastica dispersa, infatti, potrebbe essersi ridotta in frammenti ancora più piccoli e difficili da riconoscere come le cosiddette nanoplastiche.
O, ancora, la plastica potrebbe essere affondata da sola comerifiuto primario oppure potrebbe, almeno in parte, essere stata disintegrata dai batteri.
Insomma, resta ancora un mistero che fine abbia fatto il 99% della plastica che dovrebbe trovarsi negli oceani, ma questo non deve affatto rallegrarci, bensì preoccupare, sopratutto perchè non sappiamo con certezza che fine abbia fatto.
Sta di fatto che, qualunque sia stata la sua sorte, i fautori di una simile sciagura siamo stati noi, che con il tempo e con gli anni abbiamo ridotto le nostre splendide acque in un vero e proprie sudiciume, con tutto ciò che ne consegue.
Fonte: eticamente.net