La zona euro sta già sperimentando tutte le peggiori dinamiche associate con la deflazione
 Secondo Paul Krugman nel
 suo ultimo post sul blog per il Nyt, il blog Fondo monetario 
internazionale – “ormai il Fmi è divenuto un  econblogger” — ha 
pubblicato un'ottima analisi sul basso livello d'inflazione in Europa, antidoto perfetto a chi si ostina a dire che non esiste un problema deflazione.
 Una parte dell'analisi del Fmi prende in considerazione le dinamiche 
del debito. Per avere debito da deflazione, prosegue il premio Nobel per
 l'economia, non c'è bisogno di avere una deflazione letterale.
 Il processo inizia quando c'è un tasso d'inflazione minore di quello 
atteso e il tasso d'interesse è fermo. E' noto, infatti, che i tassi 
d'inflazione nei paesi altamente indebitati sono molto al di sotto della
 media europea, con la deflazione in atto in Grecia e quasi deflazione 
per il resto dell'area. La spirale debito-deflazione è, quindi, già in 
corso.
 I bassi tassi d'inflazione aumentano il cosiddetto problema dei due zero
 – l'impossibilità di tagliare i tassi d'interesse sotto lo zero e la 
grande difficoltà a tagliare i salari nominali. La Bce ha si un margine 
relativo di manovra, ma se i tassi d'interesse nominali fossero più alti
 – ad esempio il 4% - con la situazione macro della zona euro attuale, 
vale a dire il target inflazione chiarmanete non rispettato e il tasso 
di disoccupazione così alto, l'istituto di Draghi  non esisterebbe a 
tagliare sostanzialmente i tassi. Il solo fatto che lo zero sia così 
vicino rende i tagli un grande passo, un'ammissione che le cose stanno 
diventando pericolose.  
 Lo zero per i salari è ancora più importante e problematico.
 La questione focale per il futuro della zona euro è che la Spagna e gli
 altri paesi debitori devono ridurre i loro salari relativi rispetto 
alla Gemrania. L'argomento che Krugman porta avanti da tempo è che 
sarebbe molto più semplice se l'aggiustamente avvenisse sui stipendi 
tedeschi e non quelli spagnoli, per le dinamiche del debito, ma anche 
perchè è molto difficile tagliare i salari nominali.
  
 Il punto, prosegue Krugman, è che non c'è una linea rossa di traguardo 
all'inflazione zero e un tasso eccessivamente basso è già un problema 
molto serio, specialmente nella situazione europea attuale. Quando le 
persone vi dicono che si rischia una nipponizzazione del continente, non
 hanno pienamente coscienza di quello che l'Europa rischia. La zona euro sta già sperimentando tutte le peggiori dinamiche associate con la deflazione,
 anche se per ora si tratta solo di un'inflazione eccessivamente bassa. 
Ma i costi umani e sociali sono molto peggiori di quelli del Giappone 
negli anni '90. 
 Questo non porta necessariamente a una rottura dell'euro: Krugman conclude affermando di aver mal giudicato la tenacia (sadicità, ndr) delle elite europee nel portare avanti il progetto. Ma l'euro potrebbe ancora sopravvivere e continuare a essere il disastro che è.
Fonte: lantidiplomatico.it
 


 
