giovedì 20 marzo 2014

Sanzioni contro Putin? Per ora si fa business

Vladimir_PutinDi Augusto Grandi
La Crimea è Russia. E’ tornata alla Russia, come era sempre stato sino all’assurdo regalo di Kruscev che l’aveva fatta diventare ucraina. Ed è tornata alla Russia con un plebiscito, non per pochi voti. Percentuali che, in Italia, verrebbero presentate come trionfali ma che qualcuno, in Italia, considera insufficienti. Qualunque percentuale sarebbe stata insufficiente, per i critici faziosi. Quelli che, ora, sognano sanzioni durissime e purissime contro il dittatore Putin. Già. Il dittatore che, dal Cremlino, osserva i duri e puri politicamente corretti e si diverte per il loro dinamismo inutile, per il girare a vuoto. Sanzioni durissime, invocano le badanti ucraine in Italia, intervistate da TgMatteo su Canale 5. Giusto, non vendiamo più ai cattivissimi russi i nostri prodotti per un valore di oltre 10 miliardi di euro all’anno.
Non sono soltanto prodotti alimentari di nicchia o auto di lusso. Nelle nostre esportazioni ci sono, soprattutto, macchinari, tecnologie, impianti. Quante migliaia di posti di lavoro dovremmo cancellare, in Italia, per sanzionare Putin? Per dare soddisfazione ai pruriti senili degli euroidioti che vorrebbero imporre una politica estera ancora più al servizio degli Stati Uniti? Indubbiamente l’informazione, anzi la disinformazione, italiana non aiuta a far chiarezza. Né in merito alla storia della Crimea, né alla situazione geopolitica di questa parte del mondo, né sugli interessi economici in gioco.
Il prezzo del barile di petrolio resta sempre elevato, poco sotto i 100 dollari, a volte anche sopra. Ma i disinformatori dei media italiani raccontano che il prezzo è crollato (lo vadano a spiegare ai benzinai, allora) e, di conseguenza, sta per crollare l’economia russa, basata su petrolio e gas. Ignorando, i disinformatori, che per ottenere un barile di petrolio dagli scisti argillosi servono circa 40 dollari al barile. E se si sommano i costi per trasportare il petrolio in Europa ed il guadagno per i petrolieri Usa, si vede che il prezzo finale non può abbassarsi più di tanto. A meno che Obama non scarichi parte dei costi sulle finanze, dissestate, dello Stato. In modo da far crollare il prezzo e rendere la vita difficile ai russi. Difficile che una simile soluzione entusiasmi gli altri Paesi produttori di petrolio.
E, per quanto ci riguarda, difficile che una crisi economica russa entusiasmi i nostri esportatori e le migliaia di loro dipendenti. Putin lo sa benissimo. I russi hanno appena rilevato una quota consistente di Pirelli e stanno procedendo con analoghe iniziative in tutta Europa. Compresa la Germania, in prima fila a blaterare contro Mosca ed in prima fila per continuare a fare business. Per questo Putin può sorridere, sempre più sprezzante. Giustamente sprezzante nei confronti di parolai che minacciano sanzioni mentre firmano accordi. E se le badanti ucraine in Italia continueranno a lamentarsi sul Tg Matteo5, a Mosca se ne faranno una ragione

Fonte: qelsi.it

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