Quella di Stan Rutner è una storia che sta facendo il giro del mondo. Naturalmente non se parla in Italia, dove, anche se i più importanti giornali nazionali cominciano a parlare di cannabis come medicina, certe notizie non trovano spazio nei canali ufficiali d’informazione.
Stan e sua moglie Barb avevano già avuto a che fare con i cancro in passato. Lei era riuscita a sconfiggere un cancro al seno mentre lui era riuscito a guarire da un linfoma non Hodgkin. Ma quando la malattia è tornata a bussare alle porte della loro esistenza, Stan era più vecchio e aveva creduto che fosse la fine. A quasi 80 anni gli è infatti stato diagnosticato un cancro al polmone che ha formato metastasi anche nel cervello.
I trattamenti radioterapici e chemioterapici che l’avevano salvato quando era più giovane sono troppo pesanti per il suo fisico. Riusciva a malapena a scrivere, aveva perso completamente la memoria a breve termine, perdeva peso, soffriva di atrofia muscolare, insonnia e mancanza di energia. Dopo un’altra sessione di cure senza successo, peggiora per una polmonite causata dall’infiammazione dovuta alle radiazioni e viene ricoverato in ospedale con un respiratore 24 ore su 24.
I medici consigliano a Stan il ricovero in un ospizio anticipandogli una prognosi nefasta: secondo loro aveva due settimane di vita.
La risposta di chi non si arrende arriva dalla figlia di Stan e da suo marito, che da qualche tempo si sta informando sulle possibilità terapeutiche della cannabis. La fortuna della famiglia Rutners è quella di vivere in California, il primo Stato americano in cui è stata legalizzata la cannabis per scopi medici. E così la medicina di Stan diventa l’estratto di cannabis, simile a quello che Rick Simpson sponsorizza da anni sostenendo che cura il cancro, sotto forma di pastiglie ed estratto liquido.
“Ha iniziato a sentirsi più energico e pieno di speranza – ha raccontato la moglie a Culture – iniziando a poter camminare di nuovo, prima con un deambulatore e successivamente da solo, senza nessun aiuto: si stava riprendendo rapidamente”.
Nel gennaio del 2013, nei risultati della risonanza magnetica di Stan si può leggere : “Nessuna evidenza di recidiva della malattia“. Il cancro era totalmente sparito sia dal polmone, sia dal cervello e Stan, che oggi è tornato ad avere una vita normale e fa quotidianamente esercizio fisico, usa ancora le capsule di cannabis, con un contenuto minore, per mantenersi. “Per i medici - chiarisce la moglie – è un miracolato, ma noi crederemo per sempre che sia stata la cannabis a cambiare le cose”.
Evidenze scientifiche supportano il fatto che sia THC (psicoattivo), sia il CBD (non psicoattivo), principi attivi della cannabis, possono causare la morte delle cellule tumorali per apoptosi. E secondo un recente studio dei ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, il CBD potrebbe offrire un trattamento efficace senza effetti collaterali per il cancro al cervello: “Il CBD è un fitocannabinoide non psicoattivo che risulta privo di effetti collaterali. I nostri risultati supportano il suo utilizzo come un farmaco anti-cancro efficace nella gestione dei glomi”, scrivono gli autori. Intanto in America è partito il primo studio scientifico della GW Pharmaceuticals su pazienti umani volto ad indagare gli effetti anticancro di THC e CBD in una forma di cancro al cervello, mentre la stessa società in passato ha annunciato che è stata emessa una concessione preliminare dall’Ufficio brevetti degli Stati Uniti per una domanda di brevetto che prevede l’uso di THC e CBD proprio per il trattamento del glioma.
Redazione Cannabisterapeutica.info
Fonte: cannabisterapeutica.info