Di Caterina Maniaci
Un libro di Lucio Stanca svela i benefit che girano nei Palazzi della politica: non esiste un database dei dipendenti, ma hanno una carta di credito senza regole né limiti di spesa
"Mi bastarono pochi giorni per accorgermi che ero davvero atterrato in un mondo molto diverso e distante da quello da cui provenivo, su un altro pianeta". È la prima sensazione che provaLucio Stanca, bocconiano, manager a livello internazionale, ad un certo punto chiamato nel 2008 dall’allora premier Silvio Berlusconi a ricoprire la carica di ministro dell’Innovazione. Quello che impara a conoscere, allora, è davvero un altro mondo: un mondo fatto di approssimazione, di carriere costruite sull’ambiguità e sulle "amicizie", sulle furie partigiane e sul chiacchiericcio, oltre che su furberie grandi e piccole. Un mondo a lui "alieno", per l’appunto, abituato all’atmosfera delle grandi aziende internazionali, meritocratiche, dove "tutti parlano l’inglese", progettano, investono sul futuro.
L’esperienza di governo, le delusioni profonde ma anche le speranze dure a morire, Stanca le ha raccontate in un libro che si intitola L’Italia vista da fuori e da dentro (edizioni del Gruppo 24ore), con prefazione di Piero Ostellino. Un racconto personale, quindi, ma anche concretato ad analizzare con pacatezza ed equilibrio la situazione del nostro Paese, con l’intenzione di fornire anche qualche «istruzione per l’uso», qualche indicazione concreta, come ogni buon manager dovrebbe saper fare.
Da manager a ministro - Il libro è diviso in due parti; nella prima, Stanca racconta in modo dettagliato la proprie esperienza come dirigente di una grande azienda internazionale. Essere a capo dell’Ibm in Italia e in Europa non è cosa da poco e nel corso di tanti anni in giro per il mondo ha compreso bene cosa significa il concetto "cultura d’impresa", il lavorare per ottenere risultati concreti, la valorizzazione delle risorse umane. Poi l’autore delinea un’analisi della situazione economica italiana, fino ad arrivare allo sguardo "dal di dentro" dell’Italia, dal di dentro politico, per l’esattezza. Si arriva così a quel fatidico 2008, quando viene chiamato dal Cavaliere a far parte del governo. E a questo punto l’ex manager si trova nel pianeta misterioso della burocrazia governativa. Rigoglioso, sterminato, popolato e nel quale è difficile muoversi per raggiungere una meta designata. Il neo ministro comincia con il chiedere alla direzione del personale informazioni per scegliere i suoi collaboratori e in quel momento scopre che non esiste un database dei dipendenti. "Rivolsi la richiesta, come ministro senza portafoglio, a palazzo Chigi e scoprii subito che la mia richiesta non poteva essere esaudita, semplicemente perché non disponevano di una base dati delle competenze dei dirigenti statali", racconta Stanca. E allora, che fare? "Non mi rimase che seguire l’antico metodo delle segnalazioni, del passaparola, insomma del tam-tam nella giungla ministeriale. Tutto questo nel ventunesimo secolo", annota amaramente ancora l’ex ministro.
Credito illimitato - Altro momento topico del suo viaggio all’interno della giungla ministeriale. Lo informano che dovrà essergli consegnata la carta di credito in dotazione a ciascun ministro. Ed ecco cosa succede: "Poiché mi accorsi che mi veniva data solo la carta, chiesi subito quando avrei potuto ricevere una guida al suo uso, per essere sicuro di attenermi alle regole e di rispettare i limiti di spesa. Con mia grande sorpresa appresi che non era disponibile alcuna guida e che l’uso della carta era lasciato al buon senso del suo possessore. Alla domanda se comunque fossero fatti dei controlli a posteriori sulle spese effettuate e da quale ufficio, ricevetti risposte vaghe e certamente non esaurienti, almeno dal mio punto di vista".
Premi per tutti - Altro capitolo, altra scoperta. Il ministro deve firmare le valutazioni dei dirigenti per la liquidazione del loro premio retributivo dell’anno precedente. Allora "l’ingenuo"ministro chiede "quale percentuale di dirigenti non avesse maturato il cento per cento del premio. Ero davvero curioso di conoscere come il merito veniva gestito negli uffici pubblici. La risposta fu per me sorprendente: nessuno! Tutti avevano meritato l’intero premio. Cercai di sottrarmi alla firma perché avevo ben compreso che la determinazione del premio attuale era stato interpretato come un vuoto adempimento burocratico, senza alcuna efficacia. Il mio collaboratore fu inflessibile nel pretenderla, perché era la legge a richiederla".
Ognun per sè - Il percorso di illuminazione continua e arriva ad un’altra tappa fondamentale: le riunioni del Consiglio dei ministri. Bastano poche riunioni per far comprendere a Stanca "che il Consiglio non agiva come un’unica squadra coesa". Il punto è che, essendo il governo sostenuto da più partiti, "era immediatamente percepibile come i diversi colleghi ministri si sentissero innanzitutto rappresentanti del proprio partito e pertanto portatori degli interessi della propria parte politica, anziché anteporre gli obiettivi comuni della squadra governativa".
Le scoperte continuano e il ministro, alla fine dell’esperienza, potrà dire, con cognizione di causa, che governare l’Italia "è realmente molto arduo e complesso" e i motivi formano una lista lunga chilometri. Nonostante tutto, però, secondo Stanca, "ce la faremo". Parola di un "alieno" che è stato in missione nel pianeta ministero.
Fonte: liberoquotidiano.it