venerdì 28 febbraio 2014

SORPRESA. SABATO AUMENTA LA BENZINA!

 Di Francesca Lagatta

Da sabato prossimo gli automobilisti troveranno un’amara sorpresa negli impianti di rifornimento: benzina e gasolio subiranno l’ennesimo rialzo del costo dell’accise. Negli ultimi quattro anni i ritocchi sono stati dieci, ai quali si è aggiunto il rialzo dell’Iva per ben due volte.

L’aggravio dell’imposta sarà di 0,24 centesimi al litro, che sommata alla percentuale dell’Iva, farà balzare l’aumento complessivamente a circa di 0,34 centesimi al litro.

È stato stimato che, mediamente, percorrendo 15.000 km in un anno, un pieno di benzina sarà maggiorato di circa 13 euro, mentre saranno 17 per un pieno ad auto a gasolio.

La nuova imposta era stata annunciata nell’agosto scorso per dare il via al decreto Fare, tra cui la nuova legge Sabatini, il cui gettito di 75 milioni di euro previsti, servirà al rilancio dell’economia.

Ma a quanto pare, il prezzo dei carburanti potrebbe salire ancora. Una clausola di salvaguardia inserita nel testo dell’emendamento, dichiara che nel caso in cui gli introiti saranno inferiori alle aspettative (come potrebbe succedere con la cancellazione della seconda rata dell’Imu del 2013), saranno costretti ad attuare ulteriori rincari. Decisivi saranno a tal riguardo, gli incassi della sanatoria sui video poker e la necessità di una maggiore liquidità per il pagamento dei debiti relativi alla Pubblica Istruzione.

Ma perché il prezzo dei carburanti è così alto? E perché il governo, di tanto in tanto ne aumenta le imposte?

Per capirlo dobbiamo innanzitutto specificare che il prezzo finale è composto da quattro voci: accise, materia prima, margine di guadagno e Iva.

1)    L’accisa è un’ imposta sui consumi che si applica anche al gas, all’energia elettrica, agli alcolici e ai tabacchi. La introduce il governo per il risanamento dei conti di specifici obiettivi, ma poi, anche quando questi sono stati raggiunti da tempo, non vengono rimosse, ma continuano a gravare imperterrite sulle tasche dei cittadini, tanto che ad oggi il costo di tali imposte grava sul prezzo finale del 60% per la benzina e del 55% per il gasolio.

Ecco di seguito l’elenco di cosa pagano gli Italiani acquistando un litro di carburante:

  • 0,001 euro per la guerra di Abissinia del 1935;

  • 0,007 euro per la crisi di Suez del 1956;

  • 0,005 euro per il disastro del Vajont del 1963;

  • 0,005 euro per l’alluvione di Firenze del 1966;

  • 0,005 euro per il terremoto del Belice del 1968;

  • 0,051 euro per il terremoto del Friuli del 1976;

  • 0,039 euro per il terremoto dell’Irpinia del 1980;

  • 0,106 euro per la missione in Libano del 1983;

  • 0,011 euro per la missione in Bosnia del 1996;

  • 0,020 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;

  • da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;

  • 0,040 euro per far fronte all’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011.

Il tutto per un totale di 0,26 euro, a cui si sommano alle altre accise. Il dato ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico, riferito al mese di dicembre 2011, riporta per le accise gli importi che seguono:

  • Benzina senza piombo: 0,704 Euro

  • Gasolio auto: 0,593 Euro

  • GPL auto: 0,147 Euro

  • Gasolio riscaldamento: 0,403 Euro

Con la Manovra economica del 2011 (d.l. 98/2011) e con la “Manovra Salva Italia” (d.l. n. 201/2011) sono arrivati ulteriori rincari. Anche nel 2012 sono state introdotte addizionali regionali in 6 diverse regioni (Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Lazio).

 2) Il costo della materia prima è di un esiguo 30% e segue l’andamento della quotazione internazionale della Platts.

 3) Il margine di guadagno delle compagnie, le quali devono garantire raffinazione, trasporto, assicurazione, stoccaggio, distribuzione e vendita agli automobilisti,  è appena il 12% per la vendita di benzina e del 15 % per la vendita il gasolio. E giacché è l’unico settore al quale i gestori possono applicare variazioni, ne scaturisce la differenza di prezzo tra un distributore e l’altro.

 4) A tutto questo, infine, va aggiunto il valore dell’Iva. Ma questa sapete già benissimo cos’è.


Fonte: luciogiordano.wordpress.com

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