Oggi finalmente esiste una discussione molto accesa sull’Euro, con due fronti contrapposti che si sfidano: pro e contro. Solitamente la sfida è a suon di grafici e numeri. Una sfida che sinceramente non riesce ad appassionarmi per un motivo molto banale: l’economia non è una scienza sperimentale, quindi non è possibile trarre conclusioni induttive/deduttive su eventi economici che non sono avvenuti. Si tratta di opinioni, ognuno scelga liberamente quelle che ritiene più sensate.
Personalmente sono favorevole all’uscita dall’Euro per andare verso qualcosa di nuovo, cioè la libertà monetaria. Andrea Benetton spiega qui molto meglio di quanto io sappia fare come potrebbe funzionare la transizione e quali siano gli sbocchi. Qui risponde ad alcune domande. In realtà credo che il problema della moneta sia assolutamente secondario rispetto al problema della creazione del gigantesco sovrastato dell’Unione Repubbliche Socialiste Europee, ma comunque un passo fondamentale per la distruzione del sovrastato stesso e per far tornare l’UE ciò che ci avevano promesso: un mercato libero ed unico. Che è un po’ diverso da un’unione di Stati Nazional-Socialisti con un sovragoverno antidemocratico.
Usciamo dall’Euro, dunque, ma per qualcosa di nuovo e diverso, non per il ritorno a una valuta senza valore col solo (supposto) vantaggio di avere la targa “made in Italy”. Per quanto mi riguarda.
Fino a qualche giorno fa ero convinto che la nostra fosse una proposta tra le tante per uscire dall’Euro. Ma una discussione con altri utenti mi ha convinto del contrario: l’introduzione di una moneta parallela, lasciando la libertà ai cittadini di scegliere quale moneta usare, è l’unica possibilità per uscire unilateralmente dall’Euro.
E le ragioni sono squisitamente tecniche.
Si da il caso, infatti che i vari sostenitori dell’uscita unilaterale dall’Euro raramente si esprimono su come tecnicamente funzionerebbe questa “uscita”. E quando lo fanno solitamente scrivono idiozie mostruose. In particolare i “professori” (categoria che mal sopporto. Loro sì che sono un vero problema per l’Italia, altro che l’Euro!) non perdono occasione di dimostrare che il loro distacco dal mondo reale è talmente grande da sparare idiozie tipo quella di Bagnai in questo articolo (ma anche Borghi Aquilini inquesto filmato e molti altri che trovate in rete):
Insomma, anche l’Italia dovrebbe uscire dall’euro? In che modo?Le modalità di uscita da un’unione monetaria sono state ampiamente studiate e le problematiche tecniche largamente sviscerate, anche perché nel corso di un secolo abbiamo assistito a circa cento dissoluzioni di unioni monetarie. Come avvenuto a Cipro, è necessario approfittare di una “vacanza” bancaria per riconvertire tutti i conti dalla vecchia unità a quella nuova, cosa che tra l’altro abbiamo fatto per entrare nell’euro e che quindi possiamo immaginare nuovamente. Poi, oltre a tenere sotto controllo per un certo periodo i movimenti di capitale, vi sono numerose altre misure ampiamente descritte nel mio libro (Il tramonto dell’euro, Ed. Imprimatur), ma anche in tante altre pubblicazioni scientifiche.
A parte le pubblicazioni “scientifiche” sulle quali mi sono già espresso, di che cazzo sta blaterando il “professor” Bagnai?
I passaggi necessari ad un cambio di moneta, nell’anno di vostro signore 2014, dovrebbero essere (almeno) i seguenti:
1- Decidere a livello nazionale e internazionale quali sono le regole per il cambio di moneta, in particolare rispetto a debiti/crediti (inclusi quelli del sistema Target 2) e banconote;
2- Emanare leggi e regolamenti concordi con il punto 1)
3- Tutti fornitori di software devono sviluppare procedure e aggiornamenti per convertire tutti i software, inclusi i mainframe delle banche, casse, POS e tutti i software gestionali di tutte le aziende.
4- I fornitori di software devono mettere in fila i propri clienti e procedere alle installazioni/setup come da punto 3)
5- Si deve chiudere il bilancio in euro e aprirne uno nuovo in lire. Se l’operazione viene svolta durante l’anno contabile, questo significa anche doppia dichiarazione dei redditi e tutto ciò che ne deriva.
Queste attività hanno richiesto, quando siamo passati dalla Lira all’Euro, un paio d’anni. E vi assicuro, dato che è il mio mestiere, che tutti i fornitori di software hanno dovuto fare salti mortali per fare in tempo.
Quindi di che cazzo parla Bagnai? VACANZA BANCARIA?!?!?!?!?!?!?!? Teniamo le banche chiuse due anni?
Il grande problema dei “professori” è proprio questo: non riescono a farsi un’idea di come funzioni il mondo reale, perché è a loro avulso. Tanto lo stipendio lo prendono lo stesso.
Anche se i punti 1) e 2) fossero fatti nelle segrete stanze del potere, infatti, gli altri devono obbligatoriamente fatti alla luce del sole. E richiedono MESI, altro che “vacanza bancaria”. Un confronto con alcuni colleghi che lavorano su software diversi è concorde su questo. Non ci sono alternative.
Quindi dal giorno in cui si da notizia del passaggio da Euro a Lira, dato che nella dichiarazione dei “professori” il passaggio è necessario a svalutare la Lira, chi sarebbero gli imbecilli che lasciano i propri risparmi nel conto corrente con la certezza di perdere il 20-30% alcuni addirittura dicono 40% del valore?
Pochi, fidatevi. Si avrebbe un gigantesco bank run, una fuga dei correntisti che, grazie alle magie della riserva frazionaria, significherebbe fallimento di tutto il sistema bancario, perché i nostri “depositi” in realtà in banca non ci sono. Almeno, non ce n’è abbastanza per tutti.
E quindi si salverebbero i “primi”, quelli che hanno le informazioni prima degli altri. Indovinate chi sono?
Politici e banchieri. Ancora loro.
E magari qualche “professore” che ha fornito le proprie preziose “consulenze”.
Chi lo prenderebbe nel culo?
Tutti gli altri, ovviamente. Che ad andar bene vedrebbero i loro risparmi svalutarsi del 20-30-40%, ad andar male le banche in cui sono depositate fallire e quindi i risparmi sparire. Puff. Avete risparmiato? Siete dei coglioni.
Per contro trarrebbero enormi vantaggi tutti i debitori, grazie ad un’inflazione in ascesa, almeno finché i tassi non si adeguano verso l’alto. Con buona pace dell’azzardo morale e del rischio finanziario.
Concetti, del resto, molto demodé.
Tutto questo perché ciò che viene venduto come “uscita dall’Euro” in realtà non è nient’altro che una svalutazione forzosa, attuata con un cambio di moneta dato che l’Euro di svalutazioni forzose non ne consente (anche se qualcosa deve pur essere successo se il cambio col dollaro è passato da 1,6 a 1,35 in 6 anni in cui l’Eurozona continua fondamentalmente ad essere un esportatore netto). Cosa di suo insensata e, credo, impossibile.
Infatti, nonostante quello che dicono i “professori”, non sono riuscito a trovare un solo caso di un Paese che abbia cambiato moneta nazionale passando ad una più debole. Ovviamente, vien da dire, ma non essendo io un “professore” e avendo altro da fare per guadagnarmi da vivere (lavorare, per esempio), lascio a voi aperta la ricerca in merito. E il confronto su “come uscire dall’Euro”.
Restando connessi alla realtà, però.
Astenersi professori, grazie.
Intellettuali d’oggi
idioti di domani
ridatemi il cervello
che basta alle mie mani.
(Fabrizio De André)
Fonte: rischiocalcolato.it