sabato 7 febbraio 2015

Amnesty: i Paesi europei, “complici di reato”, devono cooperare nell’indagine sui crimini della Cia

di Cristina Amoroso
Sulla scia del rapporto reso parzialmente pubblico dal Senato degli Usa il 9 dicembre 2014, Amnesty International ha chiesto ai governi europei che cooperano al programma di detenzioni segrete, interrogatori e torture della Cia nell’ambito della “guerra al terrore” degli Usa, di agire con urgenza per portare i responsabili di violazioni dei diritti umani di fronte alla giustizia.
Nel documento diffuso il 20 gennaio intitolato “Complici in un reato”, Amnesty International descrive le informazioni pubbliche disponibili riguardanti la possibile presenza di centri segreti di detenzione della Cia in Lituania, Polonia e Romania, e indica altri governi che avrebbero colluso con la Cia (tra cui Germania, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e il Regno Unito), in alcuni casi in cambio di milioni di dollari. Il documento di Amnesty International evidenzia inoltre la resistenza da parte di questi governi a svolgere indagini approfondite ed efficaci.
“Senza l’aiuto europeo, gli Usa non sarebbero stati in grado di portare avanti detenzioni segrete e torture per così tanti anni. Il rapporto del Senato ha dichiarato in modo più che evidente che i governi stranieri sono stati determinanti per il “successo” delle operazioni della Cia. Le prove raccolte in quasi 10 anni puntano il dito su alleati-chiave degli Usa in Europa”, ha dichiarato Julia Hall, esperta di Amnesty International su antiterrorismo e diritti umani.

I governi non possono più contare su comprovate ragioni di “sicurezza nazionale” e pretese di segreto di Stato per nascondere la verità sul loro ruolo nella tortura e sparizione di persone. E’ tempo di giustizia per tutti coloro che hanno sofferto le pratiche raccapriccianti – tra cui il waterboarding, la violenza sessuale e finte esecuzioni – che hanno caratterizzato queste operazioni antiterrorismo illegali.
“L’impressionante allontanamento degli Usa dallo stato di diritto dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 è un monito per tutti i governi che devono affrontare crimini del genere. Fare a meno dei diritti umani e delle libertà civili è moralmente e legalmente sbagliato, rende nemiche determinate comunità e manda un segnale di pericolo ad altri governi inclini a violare i diritti umani con la scusa della “sicurezza nazionale”, ha proseguito Julia Hall.
“Tutte le leggi, le politiche e le prassi devono rispettare i diritti umani e la dignità di ogni persona. È un principio particolarmente importante in un momento delicato in Europa, all’indomani degli orribili attacchi di Parigi”, ha commentato la Hall.
Il rapporto del Senato non ha esplicitamente indicato il nome dei Paesi europei, e Londra ha negato le notizie di stampa che chiedevano di parlare del coinvolgimento britannico. Tuttavia, Amnesty International ha dichiarato che la sua ricerca ha dimostrato una relazione chiara e spesso precisa tra i contenuti del rapporto e i dettagli sulle detenzioni segrete, e sulle torture portate avanti dagli Usa con l’aiuto di governi stranieri.
La Polonia ha ospitato un centro segreto di detenzione della Cia, il “centro di detenzione blu”, secondo il rapporto del Senato Usa. La Corte europea dei diritti umani, nel luglio 2014, ha ritenuto la Polonia complice nel programma di detenzioni segrete e di rendition degli Usa. Le tecniche d’interrogatorio subite da uno o da entrambi i ricorrenti comprendevano il waterboarding, le finte esecuzioni con una pistola scarica, l’accensione di un trapano vicino alla testa, le minacce di violenza sessuale contro la madre e altre cosiddette “tecniche rinforzate d’interrogatorio”.
La Romania, secondo le ammissioni dell’ex capo dei servizi dell’intelligence, ha permesso agli Usa di aprire uno o due centri di detenzione, collegando la cooperazione alla richiesta di adesione alla Nato. Per il “centro di detenzione nero” Bucarest avrebbe ricevuto milioni di dollari dagli Usa. Per la Lituania il rapporto del Senato Usa fa riferimento a un “Centro di detenzione viola”, che secondo fonti pubbliche corrisponde a quello lituano.
Il Regno Unito è stato senza dubbio il più importante alleato nelle operazioni globali antiterrorismo della Cia. Il rapporto del Senato Usa contiene un riferimento al possibile coinvolgimento nella tortura dell’ex detenuto di Guantánamo Bay Binyam Mohamed. È stato riferito che il governo di Londra ha tentato in tutti i modi di far togliere dal rapporto del Senato Usa qualsiasi riferimento che avrebbe potuto coinvolgere il Regno Unito. Il rapporto non afferma che Diego García (territorio britannico nell’Oceano indiano) sia stato usato come punto di transito o centro di detenzione nel contesto delle rendition, ma Amnesty International chiede da tempo trasparenza su questo aspetto sia al governo britannico che a quello statunitense.
Il rapporto del Senato Usa fornisce ulteriori informazioni sulla rendition, la tortura e la sparizione forzata del cittadino tedesco Khaled el-Masri mentre si trovava in custodia statunitense. Su questo caso si era già pronunciata, nel 2012, la Corte europea dei diritti umani. Il governo macedone non ha commentato il rapporto e non ha ancora dato seguito al giudizio della Corte europea, mentre il governo tedesco non ha indagato in modo efficace sul ruolo della Germania nelle operazioni della Cia né ha richiesto l’estradizione dagli Usa di 13 ex agenti della Cia sospettati di essere coinvolti nella rendition di el-Masri.
“I governi europei implicati nelle operazioni antiterrorismo della Cia, devono urgentemente condurre indagini ampie ed efficaci e rivedere leggi, politiche e prassi che hanno consentito queste macabre azioni. Tutti i responsabili delle torture e delle sparizioni forzate sul territorio europeo dovrebbero essere incriminati e chiamati a rispondere del loro operato in processi equi. Le vittime della tortura devono ricevere giustizia”, ha concluso Julia Hall.

Fonte: ilfarosulmondo.it



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