Il premier Letta e il ministro delle Finanze Saccomanni hanno annunciato un piano di privatizzazioni da 10-12 miliardi, che riguarderà otto società. Ecco chi sono, cosa fanno e quanto valgono
Di Luca Pagni e Raffaele Ricciardi
Eni. Attualmente la principale società italiana per capitalizzazione di Borsa è partecipata dal Tesoro al 4,3%, mentre un pacchetto del 25,8% è stato ceduto alla Cassa depositi e prestiti. Lo Stato è quindi ora al 30,1% del capitale, oltre la soglia d'Opa del 30%: il livello superato il quale un investitore è obbligato a lanciare un'offerta di acquisto sull'intera società. Nel disegno di Letta e Saccomanni, l'azienda petrolifera avvierà un "buyback": si tratta di un ri-acquisto di azioni proprie attualmente sul mercato, deliberato dall'assemblea di Eni nel luglio del 2012 e fino a un massimo del 10% delle azioni in circolazione. Il Ministero ha precisato che ciò avverrà "con modalità e tempi compatibili con la struttura patrimoniale e finanziaria del gruppo"; per altro, proprio ieri Eni ha annunciato una cessione in Russia che ha portato nuove liquidità per 2,2 miliardi. Quando il buyback avverrà, e a seguito dell'annullamento delle azioni proprie in portafoglio, si ridurrà la base di capitale diffuso e la quota dello Stato salirà automaticamente di circa 3 punti percentuali. A quel punto, sarà possibile disfarsene per una cifra intorno ai 2 miliardi, pur rimanendo sopra la soglia del 30%.
Fincantieri. E' uno dei leader mondiali nella cantieristica
Sace. Altro esempio di azienda pubblica posseduto al 100% dalla Cassa depositi e prestiti. Sempre nella relazione semestrale della Cdp, chiusa al 30 giugno scorso, questa partecipazione risulta iscritta a bilancio per un valore di 6,05 miliardi. Sace si occupa di sostegno delle imprese nelle esportazioni e assicurazione del credito. Presta garanzie finanziarie e protegge gli investimenti fatti all'estero, con un volume di operazioni assicurate da 70 miliardi in 189 Paesi. Il 2012 di Sace si è chiuso con un utile di 255 milioni (+39%), che è valso a Cdp un dividendo da 234 milioni. Nelle intenzioni di Saccomanni dovrebbe finirne sul mercato il 60%.
Cdp Reti. E' un'altra operazione che passa attraverso la Cassa depositi e prestiti. In sostanza, si tratta di quotare in Borsa una holding che in questo momento controlla la maggioranza di Snam, la società che gestice la rete del gas in Italia, e il 14% di Metroweb, l'azienda che possiede la fibra ottica nelle più importanti città del Paese, già appartenuta a Fastweb. Prima della quotazione ci sarà anche il passaggio in Cdp Reti del 30% di Terna, la spa che gestisce la rete elettrica ad alta tensione.
Cdp Tag. E' il gasdotto che assicura le forniture di metano dalla Russia, nel suo ultimo tratto nei paesi dell'Est e in Austria fino al confine del Tarvisio. Già di proprietà dell'Eni, la Ue ha costretto l'azienda italiana a cederla. L'ha presa Cdp che ora, con tutta probabilità, la girerà a Snam e finirà quindi in Cdp Reti.
Grandi Stazioni/Centostazioni. Dalle parole di Saccomanni si desume che il Mef ha intenzione di cedere l'intera quota pubblica di Grandi Stazioni, società che ha il compito di "riqualificare, valorizzare e gestire" le tredici principali stazioni ferroviarie italiane. Il titolare delle Finanze ha parlato infatti della vendita del 60% del capitale, esattamente la quota detenuta dalle Ferrovie dello Stato (quasi 90 milioni di patrimonio netto di competenza). L'ad Mauro Moretti ha confermato: "Stiamo lavorando con i soci all'operazione". Al tavolo di Grandi Stazioni siedono i privati, che mettono insieme una quota del 40% attraverso Eurostazioni. Dietro quest'ultima si trovano le ferrovie francesi di Sncf (1,87% di Eurostazioni), Edizione (32,7%) dei Benetton, Vianini Lavori (32,7%) di Caltagirone e Pirelli (32,7%). Da parte dell'azienda della Bicocca, la partecipazione è stata inserita tra le quote da valorizzare ed è quindi probabile pensare che i Benetton e Caltagirone siano interessati ad incrementare la propria presenza. L'esercizio 2012 di Grandi Stazioni si è chiuso con 20 milioni di risultato netto. In una tabella distribuita al termine del Cdm, però, si fa riferimento anche a Centostazioni, la società che sta riqualificando 103 stazioni di dimensioni minori. Anche in questo caso, la partecipazione è del 60% e attraverso le Ferrovie dello Stato. Il restante 40% è in mano al veicolo Archimede 1, che a sua volta è partecipato al 60% da Save (la società di gestione dell'aeroporto di Venezia che ha intenzione di dismettere la sua quota), al 21% da Manutencoop, al 15% dal Banco Popolare e al 4% da Pulitori e Affini.
Enav. L'Ente nazionale di assitenza al volo è controllato al 100 per cento dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, mentre la vigilanza spetta al dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Di fatto, controlla e assiste la navigazione di 1,6 milioni di voli e 40 aeroporti, pubblica le informazioni necessarie per l'operatività del traffico aereo, i bollettini meteo e, oltre ad altre attività, forma il personale. Alla fine dell'esercizio 2012, aveva oltre 3.250 dipendenti. Quel bilancio si è chiuso con 831 milioni di ricavi e 46,2 milioni di utile (che depurato dell'effetto di un rimborso Ires scende a 23 milioni, ma resta uno dei migliori di sempre grazie al recupero di efficienza). Tolta la parte di riserva legale e gli utili portati a nuovo (peraltro ribaltati in gran parte sulle compagnie con una riduzione delle tariffe per contrastare la crisi del settore), al Mef è andato un dividendo da una quindicina di milioni. Il capitale investito netto, invece, al 31 dicembre 2012 ammontava a 1,49 miliardi e l'indebitamento finanziario netto a 201 milioni.
StMicroelectronics. E' una società italo-francese, nata dalla fusione tra la Sgs del gruppo Olivetti, poi passata all'Iri e la Thomson processori. E' specializzata nella realizzazione di componenti per l'elettronica di consumo ed è quotata alle Borse di Parigi e Milano. Il Tesoro potrebbe fare cassa cedendo il 14,5% del capitale che possiede indirettamente. Agli attuali valori di Borsa vale 700 milioni.
Fonte: repubblica.it