giovedì 21 novembre 2013

Mal di testa, 3 italiani su 4 ne soffrono almeno una volta al mese


Mal di testa, 3 italiani su 4 ne soffrono almeno una volta al mese ROMA – Il mal di testa affligge 3 italiani su 4 almeno una volta al mese, mentre tutti almeno una volta l’anno sperimentano l’emicrania. Una o due volte al mese il dolore arriva per il 46 per cento della popolazione, a cui si aggiunge un 27% di “fortunati”per i quali il mal di testa è un compagno fisso almeno una volta a settimana. Questi i risultati dell’indagine Doxa Marketing Advice sul rapporto tra italiani e mal di testa realizzata per conto di Dompè, una delle principali aziende biofarmaceutiche italiane. 
Il mal di testa è un fenomeno così invasivo che obbliga a molte rinunce oltre l’80% degli italiani. E tra queste c’è anche il sesso, rinuncia che sfata così il luogo comune: 1 su 3, infatti, ha dato forfait all’intimità per colpa dell’emicrania. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg: quasi la metà degli italiani rinuncia alla propria vita di relazione (ad esempio, uscire con gli amici), 1 su 3 ha rinunciato a hobby e passioni (sport, cinema e viaggi) e 2 su 10 hanno ad andare al lavoro.
Perché arriva la crisi? Tra i fattori scatenanti, sotto accusa innanzitutto lo scarso riposo(soprattutto tra chi gestisce un’attività in proprio), l’ansia e lo stress (principalmente tra chi è senza lavoro), le preoccupazioni e le difficoltà economiche (in maggioranza tra le casalinghe) e gli eccessivi impegni quotidiani. Ma per più della metà degli italiani esiste anche il mal di testa da “prestazione”, quello che compare quando occorre dare il massimo, a scuola o sul lavoro.
Per il 34% degli italiani la causa dei dolori è da riferire anche al tempo passato davanti al computer, al lavoro o a casa. Persino dedicarsi al social network preferito può causare il mal di testa. Un italiano su tre ritiene infatti che il mal di testa possa essere figlio della costante connessione in rete per chattare, condividere e scambiare messaggi con amici e colleghi.
Massimo Sumberesi, direttore generale di Doxa Marketing Advice, ha spiegato: “La ricerca mette in evidenza come il mal di testa sia uno scomodo compagno di vita per tantissimi italiani e come soprattutto, dietro le cause indicate dagli intervistati, vi sia l’attuale situazione economica. Lo scarso riposo generatore di mal di testa, soprattutto per gli imprenditori, può essere infatti letto anche come causa di una generale preoccupazione per l’andamento del proprio business. Anche il mal di testa dovuto ad ansia e stress, rilevato soprattutto nei disoccupati puòessere direttamente collegato alle difficoltà derivanti dall’aver perso il lavoro o di trovarne un altro. Peraltro un terzo degli italiani indica all’origine del proprio mal di testa proprio le preoccupazioni economiche: ad esempio le casalinghe, che si trovano a dover far quadrare il bilancio familiare”.
Molto spesso gli italiani non conoscono esattamente ciò di cui soffrono: quasi 4 italiani su 10 non sanno identificare il proprio mal di testa e stabilire se si tratti di cefalea o di emicrania. Inoltre la metà di chi dice di soffrire dell’uno o dell’altro disturbo non ha mai avuto una corretta diagnosi da parte di un medico,  spiega Gennaro Bussone, Fondatore Centro Cefalee, Irccs Istituto Neurologico C. Besta e presidente onorario Anircef: “Questo dato è sicuramente preoccupante, soprattutto se si pensa alle persone che accusano frequentemente cefalee. Se per gli attacchi saltuari, tipici della cefalea muscolo-tensiva, si può infatti ricorrere all’automedicazione con gli analgesici, in caso di attacchi ricorrenti di mal di testa e’ fondamentale rivolgersi al medico per una corretta diagnosi e terapia”.
Fondamentale è che il dolore passi il prima possibile. Secondo l’indagine, infatti, per gli italiani oltre ad essere efficace, il rimedio farmacologico deve innanzitutto essere a rapida azione, non avere effetti collaterali e utilizzabile anche a stomaco vuoto. Bussone spiega: “In effetti per chi soffre di mal di testa avere una soluzione rapida, efficace e sicura rappresenta il primo obiettivo. Oggi abbiamo a disposizione una formulazione del ketoprofene, analgesico raccomandato dalle Linee Guida Europee per il trattamento della cefalea muscolo-tensiva, che risponde proprio a questi obiettivi. Dati clinici hanno evidenziato, infatti, la rapidità d’azione di questa formulazione orosolubile, il ketoprofene sale di lisina. Questo e’ dovuto anche alla particolare modalità di assorbimento da parte dell’organismo, che rende disponibile il principio attivo in pochi minuti, e che si associa ad un soddisfacente profilo di tollerabilità”.
Ma quando si tratta del dolore, le reazioni sono personali e spezzo bizzarre: in particolare si possono suddividere in 4 tipologie, che corrispondono ad altrettanti approcci. Ci sono gli “stoici“, che considerano il dolore una prova da superare stringendo i denti: sono soprattutto giovani e, strano a dirsi, fanno i conti con il mal di testa abbastanza spesso. Gli “indifferenti“, ovvero chi preferisce aspettare che il dolore passi, in particolare gli uomini adulti con livello di scolarizzazione medio basso. A “soffrire” delle crisi da social network sono soprattutto gli “ego-riferiti“, giovani tra i 35 e i 44 anni, che cercano l’immediata soluzione al dolore. Infine ci sono i “risoluti“, in maggioranza donne, che hanno scelto di informarsi e contrastare il problema, in particolar modo perché il mal di testa penalizza la loro qualità di vita.
Eugenio Aringhieri, amministratore delegato Gruppo Dompè, spiega: “Ci impegniamo per rispondere alle esigenze degli italiani che affrontano la cefalea muscolotensiva; ciò rappresenta, nell’ambito dell’automedicazione responsabile, la dimostrazione più chiara del ‘modus operandi’ del Gruppo, che punta sempre a trovare soluzioni innovative, in grado di rispondere ai bisogni di salute dei pazienti. L’innovazione è parte integrante del Dna di Dompè, sia nel campo dei farmaci per automedicazione sia, e in misura sempre crescente, nel settore dei farmaci etici. Attualmente siamo focalizzati nella Ricerca&Sviluppo di risposte a patologie rare spesso orfane di cura, grazie a trial clinici promossi a livello internazionale in ‘aree calde’ della salute, quali l’oftalmologia, la diabetologia, i trapianti e l’oncologia”.

Fonte: ladyblitz.it

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