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Un
reddito minimo "incondizionato" garantito a tutti i cittadini: su
questa proposta la Svizzera sarà chiamata ad esprimersi con un voto
popolare. Si tratta di una sorta di referendum propositivo, su cui il
governo federale ha decretato la riuscita della raccolta firme da parte
dei promotori: 126 mila valide a fronte delle 100 mila necessarie. La
particolarità di questo reddito di base è che andrebbe a sostituirsi a
qualunque altra forma di introito. Ad esempio chi percepisce un salario
dalla sua impresa da 6.000 euro lordi al mese (è il salario medio in
Svizzera) continuerebbe ricevere quella cifra, ma l'azienda ne
verserebbe solo 3.500 euro. Chi ha una pensione da 4.000 euro otterrebbe
solo 1.500 euro. Il resto dalle casse della Confederazione. Ovviamente
se uno dovesse perdere il lavoro continuerebbe a percepire i 2.500
franchi di base, secondo la proposta dei promotori.
Il reddito incondizionato andrebbe poi a sostituire tutte le forme di
sovvenzioni, assistenza sociale o pensioni, sempre in questa quota di
base. Di fatto, secondo alcuni questo ridimensionerebbe drasticamente la
spesa pubblica che si dovrebbe sostenere: a 10 miliardi di euro l'anno,
secondo alcune stime, a 30 miliardi secondo altre. Infine, la proposta
che andrà al voto non indica una cifra esatta di questo reddito minimo.
In caso di voto popolare favorevole spetterebbe al Parlamento elaborare
una normativa attuativa.
L'idea è che ogni cittadino svizzero riceva ogni mese e senza condizioni una cifra in grado di garantirgli una vita dignitosa. "Tutti otterrebbero questo reddito, gli unici paletti riguardano l'età (si escludono i bambini) e il fatto che bisogna essere cittadini della Confederazione", spiega Nenad Stojanovic, politologo e professore di scienze politiche all'Università di Zurigo.
L'accademico che è anche sostenitore di questa iniziativa popolare - battezzata "Per un reddito di base incondizionato" – e deputato del Partito socialista svizzero al parlamento del Cantone Ticino. Come riferimento (non inserito per ragioni di opportunità e di strategia nella proposta che verrà effettivamente votata) i promotori indicano 2.500 franchi al mese, circa 2.028 euro lordi, che vanno rapportati all'elevato costo della vita in Svizzera. Soldi che verrebbero versati indipendentemente dal fatto di avere una occupazione retribuita o meno. Di fatto sarebbe un nuovo diritto civico, una sorta di diritto economico fondamentale. Secondo un semplice calcolo aritmetico, l'erogazione di questo reddito a tutti i cittadini svizzeri che ne avrebbero diritto ammonterebbe a 220 miliardi di euro l'anno, poco meno della metà del Pil della Svizzera.
"Il fatto che i promotori siano riusciti a raccogliere significativamente più delle firme necessarie, e che il voto si terrà è già un grande successo". Stojanovic non nasconde il fatto che al momento le probabilità di un voto popolare favorevole sono minoritarie. Ma intanto è passato il principio di tenere questa consultazione tutt'altro che scontata”. A giugno,intanto, si voterà su un’altra proposta di salario minimo in questo caso portata avanti dai sindacati, che vogliono stabilire la soglia a 4.000 franchi lordi al mese, circa 3.245 euro.
Oltre alla proposta sul reddito minimo incondizionato, in ballo ci sono anche aspetti chiave sulla distribuzione dei redditi, e in particolare dei trattamenti dei dirigenti, che potrebbero subire sconvolgimenti. Tra questi l'ormai imminente voto sull'imposizione del principio del rapporto "1 a 12" tra i redditi di base e quelli dei vertici delle imprese. In pratica, se passasse con voto popolare quest'altra proposta, in Svizzera in nessuna società o ente i dirigenti potranno guadagnare più di 12 volte quel che guadagnano coloro che hanno i salari più bassi.
E questa proposta sarà al voto della collettività tra due settimane. Anche se alcuni sondaggi indicano i favorevoli attorno al 40-45 per cento, il 3 marzo scorso gli Svizzeri hanno votato a favore di una proposta che di fatto già iniziava a mettere un freno alle paghe dei top manager, stabilendo nuovi poteri a favore degli azionisti sulle decisioni in merito alle loro retribuzioni. E in questo caso il voto favorevole è stato schiacciante, il 68 per cento. Questa iniziativa "fa molta più paura all'establishment. Perché anche tanti elettori di destra non trovano giusto che uno guadagni 100 volte di più, o oltre, del dipendente medio". Peraltro alcuni studi hanno mostrato che in Svizzera, come nel resto del mondo, fino agli inizi degli anni 80 questo rapporto differenziale tra retribuzioni dei dipendenti dei manager non si discostava granché da quel 1:12 che ora ci si propone di imporre.
L'idea è che ogni cittadino svizzero riceva ogni mese e senza condizioni una cifra in grado di garantirgli una vita dignitosa. "Tutti otterrebbero questo reddito, gli unici paletti riguardano l'età (si escludono i bambini) e il fatto che bisogna essere cittadini della Confederazione", spiega Nenad Stojanovic, politologo e professore di scienze politiche all'Università di Zurigo.
L'accademico che è anche sostenitore di questa iniziativa popolare - battezzata "Per un reddito di base incondizionato" – e deputato del Partito socialista svizzero al parlamento del Cantone Ticino. Come riferimento (non inserito per ragioni di opportunità e di strategia nella proposta che verrà effettivamente votata) i promotori indicano 2.500 franchi al mese, circa 2.028 euro lordi, che vanno rapportati all'elevato costo della vita in Svizzera. Soldi che verrebbero versati indipendentemente dal fatto di avere una occupazione retribuita o meno. Di fatto sarebbe un nuovo diritto civico, una sorta di diritto economico fondamentale. Secondo un semplice calcolo aritmetico, l'erogazione di questo reddito a tutti i cittadini svizzeri che ne avrebbero diritto ammonterebbe a 220 miliardi di euro l'anno, poco meno della metà del Pil della Svizzera.
"Il fatto che i promotori siano riusciti a raccogliere significativamente più delle firme necessarie, e che il voto si terrà è già un grande successo". Stojanovic non nasconde il fatto che al momento le probabilità di un voto popolare favorevole sono minoritarie. Ma intanto è passato il principio di tenere questa consultazione tutt'altro che scontata”. A giugno,intanto, si voterà su un’altra proposta di salario minimo in questo caso portata avanti dai sindacati, che vogliono stabilire la soglia a 4.000 franchi lordi al mese, circa 3.245 euro.
Oltre alla proposta sul reddito minimo incondizionato, in ballo ci sono anche aspetti chiave sulla distribuzione dei redditi, e in particolare dei trattamenti dei dirigenti, che potrebbero subire sconvolgimenti. Tra questi l'ormai imminente voto sull'imposizione del principio del rapporto "1 a 12" tra i redditi di base e quelli dei vertici delle imprese. In pratica, se passasse con voto popolare quest'altra proposta, in Svizzera in nessuna società o ente i dirigenti potranno guadagnare più di 12 volte quel che guadagnano coloro che hanno i salari più bassi.
E questa proposta sarà al voto della collettività tra due settimane. Anche se alcuni sondaggi indicano i favorevoli attorno al 40-45 per cento, il 3 marzo scorso gli Svizzeri hanno votato a favore di una proposta che di fatto già iniziava a mettere un freno alle paghe dei top manager, stabilendo nuovi poteri a favore degli azionisti sulle decisioni in merito alle loro retribuzioni. E in questo caso il voto favorevole è stato schiacciante, il 68 per cento. Questa iniziativa "fa molta più paura all'establishment. Perché anche tanti elettori di destra non trovano giusto che uno guadagni 100 volte di più, o oltre, del dipendente medio". Peraltro alcuni studi hanno mostrato che in Svizzera, come nel resto del mondo, fino agli inizi degli anni 80 questo rapporto differenziale tra retribuzioni dei dipendenti dei manager non si discostava granché da quel 1:12 che ora ci si propone di imporre.
Fonte: controlacrisi.org