A scattare questa fotografia sul mondo del lavoro autonomo e delle micro imprese e' la Cgia, secondo la quale in questi cinque anni e mezzo di crisi economica la contrazione e' stata del 6,7%. Sempre nello stesso periodo di tempo, ogni cento lavoratori autonomi, ben 7,2 hanno chiuso i battenti. Al 30 giugno di quest'anno il cosiddetto popolo delle partite Iva ammonta a 5.559.000 lavoratori.
Fa notare il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi: "Quando un autonomo chiude l'attivita' non dispone di nessuna misura di sostegno al reddito. Ad esclusione dei collaboratori a progetto che possono contare su un indennizzo una tantum, le partite Iva non usufruiscono dell'indennita' di disoccupazione, di nessuna forma di cassaintegrazione o di mobilita' lunga o corta. Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare".
Una situazione di difficolta', ricordano dalla Cgia, che, purtroppo, ha spinto in questi ultimi anni molti piccoli imprenditori a compiere dei gesti estremi dettati dalla disperazione.
"In proporzione - prosegue Bortolussi - la crisi ha colpito in maniera piu' evidente il mondo delle partite Iva rispetto a quello del lavoro dipendente. Se in termini assoluti la platea dei subordinati ha perso ben 583.000 lavoratori, la variazione percentuale, invece, e' diminuita solo del 3,3 per cento, mentre l'incidenza percentuale della perdita dei posti di lavoro sul totale della categoria si e' fermata al 3,5 per cento. Tassi, questi ultimi, che sono meno della meta' di quelli registrati dai lavoratori indipendenti".
Analizzando tutti i profili professionali che costituiscono il cosiddetto popolo delle partite Iva, si nota che la contrazione piu' significativa e' avvenuta tra i lavoratori in proprio: vale a dire tra gli artigiani, i commercianti e gli agricoltori. In questi ultimi cinque anni e mezzo sono diminuiti di 357.000 unita', pari ad una contrazione del 9,9 per cento.
Male anche l'andamento dei coadiuvanti familiari, ovvero i collaboratori familiari: la riduzione e' stata di 78.000 unita' (-19,4 per cento). Anche i collaboratori occasionali o a progetto hanno subito un deciso ridimensionamento: la riduzione occupazionale e' stata di 56.000 unita' (-12 per cento).
Anche gli imprenditori, vale a dire i soggetti a capo di attivita' strutturate con dipendenti, sono diminuiti di 37.000 unita' (-12,9 per cento). Le uniche categorie che hanno registrato risultati positivi sono stati i soci delle cooperative (+ 2.000 unita', pari al +6,2 per cento) e, soprattutto, i liberi professionisti. Il numero degli iscritti agli ordini e ai collegi professionali sono aumentati di ben 125.000 unita' (+10,7 per cento).
La tendenza positiva fatta segnare dai liberi professionisti potrebbe essere riconducibile sia all'aumento del numero di coloro che hanno deciso di mettersi in proprio non avendo nessun'altra alternativa per entrare nel mercato del lavoro, sia all'incremento delle cosiddette false partite Iva. In riferimento a quest'ultimo caso, ci si riferisce, ad esempio, a quei giovani che in questi ultimi anni hanno prestato la propria attivita' come veri e propri lavoratori subordinati, nonostante fossero a tutti gli effetti dei lavoratori autonomi. "Una modalita', quest'ultima, molto praticata soprattutto nel Pubblico impiego" segnala la CGIA, e a livello territoriale e' stato il Nordovest ha registrare la caduta occupazione piu' forte tra gli autonomi (-7,9%), mentre il Centro e' stata l'area geografica meno investita dalla crisi, nonostante la contrazione sia stata di tutto rispetto: -4,1 per cento. (AGI)
Fonte: ilnord.it