mercoledì 12 febbraio 2014

L’intrigo Monti-Colle e lo spread strumento per limitare la sovranità

Grafico andamento spread a cura di ANSA-Centimetri
A cura di Leo Junior
Ed ora quali armi utilizzerà la finanza internazionale per punire gli svizzeri che si sono ribellati ai loro banchieri? Perché – come dimostra la squallida vicenda italiana di Napolitano, Monti e Berlusconi – i mercati intervengono per punire i popoli che votano male. La democrazia? È accettabile solo quando i voti premiano i personaggi imposti dagli speculatori. Se no si scatena una bella manovra per far lievitare artificiosamente lo spread oppure si attacca la moneta, si contrastano i commerci.
Sono varie le misure che la finanza può mettere in campo. Cambiano a seconda dei Paesi. In Ucraina, come nel resto dell’Europa dell’Est ma anche in America Latina, si punta sulle Ong finanziate dai “mecenati” che speculano e pagano le organizzazioni per scendere in piazza contro i governi legittimamente eletti. Ma quando non bastano le manifestazioni violente di piazza, come in Turchia ad esempio, si ricorre alla magistratura infiltratata da tempo oppure si utilizzano le armi del Fmi.
L’attacco, contemporaneo, alle monete di tutti i Paesi emergenti – Russia, Turchia, Brasile, Argentina, Indonesia – è la più recente dimostrazione di come si possa intervenire in ogni parte del globo per indirizzare le politiche nazionali verso i sentieri voluti dagli speculatori. Così come era accaduto con l’attacco all’Italia sul fronte dello spread. Ora Friedman “scopre” che Napolitano e Monti si sarebbero incontrati già nell’estate del 2011 per ipotizzare la cacciata di Berlusconi dalla presidenza del Consiglio.

Ma “Il Grigiocrate”, libro pubblicato nel maggio del 2012, spiegava che Monti era in fase di preparazione per l’incarico di governo già nella primavera 2011, quindi ben prima che venisse scatenato l’attacco contro i titoli di Stato italiani, con massicce vendite che provocarono l’innalzamento dello spread (il differenziale di rendimento tra titoli italiani e tedeschi).
Ed ora potrebbe toccare alla Svizzera, rea di aver votato – con un referendum – una restrizione all’immigrazione.Subito sono scattate le minacce di Berlino e Parigi. Anche se i tedeschi che si trasferiscono a lavorare nella Confederazione Elvetica non sono molto numerosi. Ma a Berlino, a Bruxelles, a Parigi ed anche a Roma fa paura l’idea che i popoli possano scegliere in contrasto con le indicazioni che arrivano dai poteri forti. Perché in Svizzera si erano schierati tutti contro il referendum: associazioni industriali, sindacati, banche, finanzieri, politici, intellettuali politicamente corretti. Tutti a sostenere la necessità di disporre di schiavi a basso costo. Gli svizzeri hanno respinto l’ordine e hanno votato in modo opposto. Con il rischio che il contagio si diffonda in vista delle elezioni europee: i mercati non possono permetterlo.
@barbadilloit

Fonte: barbadillo.it 

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