Di Matteo Rubboli
Il passato a volte porta con sé affascinanti e impressionanti misteri, che ad oggi è praticamente impossibile risolvere. Questi sono sei casi che hanno scosso l’opinione pubblica dell’epoca e, ancora oggi, costituiscono argomento per una vasta letterature, dalla corrente del complotto a quella degli UFO, dal paranormale a quella più realista. Il fascino, effettivamente, sta nel perdersi ad ipotizzare scenari alieni o dall’altro mondo per spiegare qualcosa che l’uomo, con le sue limitate capacità, non è riuscito ancora a motivare.
I nove morti del passo Dyatlov
Nel 1959, dieci studenti e neo-laureati dell’istituto tecnico degli Urali ed esperti escursionisti, decisero di sfidare le pendici dei monti Urali, nell’allora Unione Sovietica. Uno di loro, Jurij Judin, si fermò per problemi di salute a Vižaj, l’ultimo avamposto abitato prima di procedere verso l’Otorten, il “monte della morte”. I 9 componenti del gruppo si incamminarono verso la cima del monte, e il 1° Febbraio, nei pressi della vetta, realizzarono un campo base per passare la notte, quando consumarono il loro ultimo pasto. Durante la notte, qualcosa li spinse a lacerare la tenda dall’interno, scappare fuori seminudi senza scarpe e indumenti con -30°C esterni, fermarsi nei pressi di un albero e tentare disperatamente di accendere un fuoco, nel tentativo di non morire assiderati. Due di loro trovarono la morte per ipotermia sotto l’albero di Cedro, a circa 1,5 chilometri dalla tenda, mentre tre di loro morirono fra la tenda e l’albero stesso, in posizioni che suggerivano che i tre stessero tentando di tornare all’accampamento. I corpi furono ritrovati il 26 febbraio, da una spedizione mista composta sia dalle autorità sia da studenti volontari. I restanti 4 escursionisti non furono rintracciati se non il 4 Maggio, quando vennero scoperti in una gola scavata da un torrente sotto oltre 4 metri di neve a 75 metri di distanza dal Cedro. Due di loro avevano il torace fracassato da una forza “non umana”, simile all’impatto di un incidente automobilistico, mentre la ragazza aveva la lingua mozzata, le mancava parte della mascella e non aveva più gli occhi. I quattro furono trovati con gli indumenti degli altri cadaveri indosso, segno che li spogliarono dopo la morte, nel disperato tentativo di salvarsi.

L’inchiesta e le autopsie certificarono che sei escursionisti morirono per ipotermia, mentre gli altri tre furono uccisi da una combinazione di traumi fatali e ipotermia. Non si trovarono tracce di altre persone nel sito, mentre quelle dei ragazzi erano ancora ben evidenti sulla neve, e mostravano come tutti e sei si fossero allontanati dalla tenda di comune accordo. I pochi abiti dei ragazzi avevano altissimi livelli di radioattività, impossibile da giustificare in una zona così incontaminata dall’uomo. I corpi degli escursionisti risultavano, tutti, inspiegabilmente “abbronzati”, come se fossero stati colorati di marrone. Un gruppo di altri escursionisti che si trovava a 50 chilometri di distanza dal luogo dell’accaduto affermò di aver visto delle “palle di fuoco” attraversare il cielo, quella notte, in direzione dell’accampamento degli studenti russi.